mercoledì 6 febbraio 2013

Le Quarantore in Parrocchia

Pubblicato da santamariadelcarmine alle mercoledì, febbraio 06, 2013
Nei primi tre giorni della settimana, la nostra Parrocchia ha vissuto le "Quarantore" di adorazione eucaristica: esse sono state l'occasione per rendere culto al Santissimo Sacramento e per una predisposizione interiore all'avvento del periodo quaresimale.
"Il significato originario delle Quarant’Ore è quello di onorare Gesù Cristo durante le quaranta ore in cui giacque nel sepolcro durante la Settimana Santa. A partire da questa esigenza invalse l’uso di deporre l’ostia consacrata nascosta in un apposito altare sotto forma di sepolcro.
 L’origine di questa devozione che porta il titolo di Oratio quadraginta horarum, è incerta. La prima testimonianza di tale pratica la troviamo tra i Battuti di Zara presso la chiesa di S. Silvestro, già prima del 1214, dove sorse pure la confraternita In Coena Domini delle Quarant’Ore.
 L’uso di esporre il SS. Sacramento all’adorazione dei fedeli per quaranta ore continue al fine di propiziarsi l’intervento del Signore, specie in tempi di calamità e guerre, avvenne per la prima volta nel 1527 presso la chiesa del S. Sepolcro a Milano. Fu per iniziativa dell’agostiniano Antonio Bellotto di Ravenna (†1528), che istituì anche la scuola del Santo Sepolcro legata a tale scopo, avviando l’uso di ripetere le Quarant’Ore anche fuori la Settimana Santa. Il papa Paolo III, mediante la richiesta del vicario generale di Milano fatta a nome del governatore e del popolo milanese, approvò questa pratica con breve apostolico del 28 agosto 1537. I Cappuccini, a cui si unirono anche i Minoriti, furono ferventi propagatori dell’uso delle Quarant’Ore; altrettanto zelo fu espresso anche dai Gesuiti i quali diffusero quest’uso in tutta Europa e in Italia. Urbano VIII con l’enciclica Aeternus rerum Conditor del 6 agosto del 1623, prescrisse a tutte le chiese del mondo la celebrazione delle Quarant’Ore. Nei secoli successivi vari papi si sono occupati di esse con vari documenti, vanno ricordati: l’Instructio di Paolo V nel 1606 e di Innocenzo XI nel 1681. Per quanto riguarda la prassi, dall’indagine storica si rilevano due forme: un turno annuale ininterrotto d’adorazione di chiesa in chiesa (che si è affermata e mantenuta solo nelle grandi città per ragione di disponibilità di chiese e fedeli) e la forma sporadica, legata solo ad alcuni momenti dell’anno, fatta spesso senza l’adorazione notturna, che è quella più diffusa e in uso ancora oggi in molte comunità parrocchiali.
 Nei secoli XVII e XVIII questa seconda forma fu introdotta nei tre giorni precedenti il mercoledì delle Ceneri come funzione riparatrice da opporre alle intemperanze del carnevale, sostenuta e diffusa dai Gesuiti. Tale iniziativa fu intrapresa, per la prima volta, a Macerata nelle Marche nel 1556. A causa di una commedia giudicata sconveniente, che si voleva mettere in scena nel carnevale di quella città, due missionari gesuiti pensarono bene di opporvi l’esposizione del SS. Sacramento secondo la forma del Quarant’Ore, dandogli il carattere di espiazione e di penitenza. Questa iniziativa ebbe la meglio sulla commedia, e da allora tale uso rituale si diffuse. Altro momento dell’anno dedicato alla celebrazione delle Quarant’Ore è l’inizio della Settimana Santa, legato tradizionalmente al precetto pasquale annuale, la cui collocazione temporale si ispira alla forma tradizionale più antica, sostenuta e diffusa dai Cappuccini." (dal Messale Romano, 1983)

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