Pubblichiamo il messaggio preparato dalla Commissione episcopale
della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, in occasione della 63ª Giornata nazionale del Ringraziamento che si celebra oggi:
Giovani protagonisti dell’agricoltura
Carissimi
giovani,
ci rivolgiamo direttamente a voi quest’anno, in occasione della
Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra, come
Vescovi incaricati della pastorale sociale e del lavoro.
Lo facciamo
avendo davanti a noi in primo luogo l’icona di Martino, giovane
ufficiale romano, che, di fronte alle necessità di un povero
infreddolito, taglia il suo mantello in due e lo condivide, donando un
raggio di sole e di calore che resterà sempre impresso nella memoria di
tutti noi. San Martino ci insegna a vivere la vita come un dono, facendo
sgorgare la speranza laddove la speranza sembra non esserci.
Ci
colleghiamo così alle costanti esortazioni di Papa Francesco: «Prima di
tutto, vorrei dire una cosa, a tutti voi giovani: non lasciatevi rubare
la speranza! Per favore, non lasciatevela rubare! E chi ti ruba la
speranza? Lo spirito del mondo, le ricchezze, lo spirito della vanità,
la superbia, lo spirito del benessere, che alla fine ti porta a
diventare un niente nella vita» (
Discorso agli studenti delle scuole gestite dai gesuiti in Italia e in Albania,
7 giugno 2013). Questo appello è stato rilanciato ai giovani di tutto
il mondo, in occasione della veglia di preghiera a Copacabana: «Cari
amici, non dimenticate: siete il campo della fede! Siete gli atleti di
Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo
migliore!» (
Veglia di preghiera con i giovani, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013).
Atleta
era Martino, atleti siete voi, carissimi giovani, che avete scelto di
restare nella vostra terra per lavorare i campi, con dignità e qualità,
per fare della vostra campagna un vero giardino. Vi siamo grati e
sentiamo che questa vostra vocazione rinnova l’intera società, perché il
ritorno alla terra cambia radicalmente un Paese e produce benessere per
tutti, ravviva la luce negli occhi degli anziani, che non vedono morire
i loro sforzi, interpella i responsabili delle istituzioni. Abbiate
consapevolezza di essere persone che vanno controcorrente, come vi ha
esortato il Papa: «Voi giovani, siate i primi: andate controcorrente e
abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate
coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!» (
Angelus, 23 giugno 2013).
Certo,
tra voi c’è anche chi lavora in campagna rassegnato, perché non ha
trovato altro e forse vorrebbe una realtà di lavoro diversa, magari più
gratificante. Ci permettiamo di esortarvi: non rassegnatevi, ma siate
protagonisti, trasformando la necessità in scelta, immettendo in essa
una crescente motivazione che si farà qualità di vita per voi, per le
vostre famiglie, per i vostri paesi.
Pensiamo anche ai giovani
immigrati, che lavorano nei campi, negli allevamenti, nella raccolta
della frutta. Anche a voi suggeriamo di fare di tutto per esprimere una
qualità e una professionalità crescente, in particolare attraverso lo
studio e la conoscenza delle lingue, per farvi apprezzare ed entrare
così a fronte alta nel mercato del lavoro rurale, che vi riconosce ormai
indispensabili.
Agli imprenditori agricoli italiani chiediamo di
valorizzare la passione lavorativa di chi arriva nelle nostre terre,
creando le condizioni per un’inclusione e un’integrazione graduale,
consapevoli che solo così tutti ne avranno vantaggio. Non ci sia
sfruttamento, ma rispetto, valorizzazione e dignità.
Alla luce
dell’ascolto quotidiano che, come vescovi, compiamo nelle visite
pastorali, all’interno della realtà rurale delle nostre diocesi, ci
sembra poi opportuno indicare una serie di limiti e di freni che
incontrano oggi i giovani che desiderano ritornare alla terra e
suggerire alcune attenzioni necessarie.
1 - Non
sempre, nelle famiglie e nelle scuole, c’è stima adeguata per chi
sceglie di fare l’imprenditore agricolo. Per questo è importante
alimentare l’apprezzamento, da parte di tutta la società, per il lavoro
della terra, affinché sia considerato come ogni altra vocazione e tutti i
lavoratori vedano riconosciuta la stessa dignità, anche in termini
economici.
2 - La burocrazia è spesso lenta e
impacciata nell’attuazione di miglioramenti fondiari; le risorse
finanziarie sono difficilmente reperibili; il credito non viene concesso
agevolmente dalle banche. Tutto questo chiede che le nostre comunità
cristiane accompagnino i giovani impegnati nel lavoro dei campi. Ci
permettiamo anche un appello, rispettoso ma convinto, a chi va in
pensione, affinché metta gratuitamente a disposizione dei giovani la
propria esperienza imprenditoriale o amministrativa, aiutando così quel
volontariato intellettuale da parte degli adulti che è il più bel
contributo per la crescita del bene comune.
3 -
Perché si freni lo spopolamento dei nostri paesi di montagna, è urgente
investire sulle comunicazioni, sia nelle strade che nella rete
telematica: diversamente, i nostri giovani saranno invogliati a cercare
altrove possibilità di lavoro. Solo la permanenza dei giovani nei paesi,
con la formazione di nuove famiglie, rallenterà lo spopolamento dei
nostri centri.
4 - Chiediamo che le associazioni
e i movimenti cattolici accompagnino i giovani imprenditori agricoli,
creando per loro gruppi di sostegno sparsi nel territorio, utilizzando
anche le nuove tecnologie telematiche. Nessuno da solo può pensare di
restare sulla terra come imprenditore agricolo: troppe sono le fatiche e
gli ostacoli. I giovani vanno spronati a fare alleanza fra le
generazioni, come ci insegnano gli Orientamenti pastorali per questo
decennio (cfr nn. 29 - 32).
5 - Fondamentale
resta per ogni giovane il gesto di Martino: condividere quello che
abbiamo, spartirlo fraternamente, poiché la fraternità è il fondamento e
la via per la pace. Solo da questo stile di condivisione nascerà la
fiducia nelle cooperative e nei consorzi, nei quali è possibile
realmente diffondere il prodotto tipico di una terra, trasformandolo da
marginale a identitario.
In questa Giornata ci sentiamo
particolarmente vicini, nelle nostre Chiese locali, a tutti gli
agricoltori d’Italia. Ci uniamo a loro anzitutto nella preghiera,
richiamata emblematicamente nel momento dell’
Angelus, come
ritratto ad esempio nella famosa tela del pittore Jean-François Millet.
Agli agricoltori desideriamo esprimere poi la nostra gratitudine per la
loro fatica. Il nostro grazie si unisce al
Magnificat di Maria
di Nazareth, giovane come voi, carissimi! Pronta allo stupore e
sollecita verso la cugina Elisabetta, Maria ci rassicura con il suo
canto di lode, perché anche i piccoli e i poveri possono vincere nella
battaglia della vita.
Vi indichiamo anche la figura di San
Giuseppe, definito dal Papa «custode, perché sa ascoltare Dio, si lascia
guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile
alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli
avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda e sa prendere le decisioni
più sagge» (
Omelia nella Santa Messa per l’inizio del ministero petrino del Vescovo di Roma, 19 marzo 2013).
Vi benediciamo con affetto.
Roma, 4 ottobre 2013
Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia